Come si usano i Tarocchi?
La domanda è più spinosa di quanto possa sembrare, perché l’offerta di metodi, punti di vista e tecniche è a dir poco sfaccettata.
Probabilmente ti aspetti che in questo articolo ti sveli l’unico, vero e autentico modo per utilizzare i Tarocchi di Marsiglia. Non è quello che farò, ma ti invito a restare perché ti racconterò
come orientarti nel labirinto di metodi e trovare tanto di buono in questa molteplicità.
Un labirinto di applicazioni
Tarologia, onirotarologia, taroautobiografia, Tarotdramma®, tarocchi domandanti, tarot-telling sono solo alcune delle declinazioni della tarologia. A queste si uniscono usi combinati come Tarocchi e psicologia, yoga, arte-terapia, numerologia, viaggio dell’eroe, fiabazione, ecc…
In questo labirinto di utilizzi e manifestazioni è difficile trovare un orientamento e una via di appartenenza. È difficile trovare una verità, un utilizzo autentico e originale.
Spesso è anche difficile marcare la linea di confine tra metodi che portano nomi diversi.
Esiste un metodo per ogni tarologo
Da cosa nasce la molteplicità di metodi di utilizzo dei Tarocchi? A mio parere, dalla natura stessa dello strumento. Infatti, i Tarocchi sono un simbolo, e come tale hanno tre dimensioni di espressione:
Il (di)segno in sé, cioè la componente grafica pura, quello che vediamo quando osserviamo la carta.
Il significato oggettivo che a quel segno è attribuito a livello sociale, storico e geografico.
Il significato soggettivo, ossia il contenuto personale che l’osservatore riesce a riversare nel simbolo, trovandovi all’interno il proprio spazio abitativo.*
Il gioco delle molteplicità ruota tutto attorno al terzo punto: lo studioso che, a un certo punto, non è (più) capace di riconoscersi in una corrente di pensiero acquisita (da una scuola, un insegnante, un autore, ecc…)
inizia un cammino di ricerca che porta in molti casi alla rielaborazione della tradizione e alla formulazione di teorie aderenti al proprio percorso personale.
Su questo punto nascono le nuove metodologie, gli utilizzi innovativi, le mediazioni e intersezioni tra discipline diverse. Da questo punto di vista, quelle che a un primo sguardo potrebbero sembrare declinazioni depauperanti di un sistema originale hanno grande potenziale per noi e per le carte. E portano avanti quella domanda che può fare da bussola nel nostro viaggio nei Tarocchi.
Come usi i Tarocchi? (Qui ti orienti!)
Qualche anno fa ho deciso di uscire dalla mia fortezza tarologica, fatta di assiomi e certezze, per cercare una strada che più si accordasse con il mio sentire. Seppur con scetticismo iniziale, aprirmi a diverse sfumature di tarologia ha portato una grande sorpresa:
ogni utilizzo, ogni metodo, ogni taro-qualcosa che mi trovo davanti si muove su un’idea ben precisa.
Una spinta fondamentale, un bisogno, una domanda che segnala la traiettoria della ricerca.
Scoprire quell'idea, capire che cosa muove lo studioso
e, quando trovi disponibilità e apertura, chiedere di condividere quella parte, beh, quello è il tesoro. L’idea alla base del metodo racconta molto sia dello studioso che della sua ricerca. Per quanto tu possa non essere d’accordo e non riconoscerti con il risultato dello studio, puoi essere certo che nell’idea originale troverai qualcosa di illuminante sulla natura dei Tarocchi.
Come premesso, non ti dirò come si usano i Tarocchi, ma posso invitarti a scoprire
come tu usi i Tarocchi.
Chiediti che cosa c’è dietro al tuo rapporto con loro: quale idea fondamentale ti muove? Che cosa speri di trovare? Quale visione vuoi realizzare?
Quando hai chiarezza su questo punto, orientarsi nel labirinto diventa più facile: la tua idea è in accordo con il metodo a cui ti stai interessando? Può innescarsi uno scambio fertile tra essa e quella di chi propone il metodo?
Tanti utilizzi, un solo strumento (la conclusione che non ti aspettavi)
Parlare di Tarocchi nel XXI secolo significa accettare la pluralità di utilizzi che li riguarda. Significa capire che non c’è una risposta univoca alla domanda “come si usano i Tarocchi”.
Orientarsi nel labirinto di offerte e metodi può risultare difficile. Per farlo, ti consiglio innanzitutto di avere prima ben chiaro il bisogno, l’idea, l’aspettativa che ti spinge a interessarti di Tarocchi e utilizzarli come fai. Poi, contatta il creatore del metodo che stai osservando, cerca di comprendere le basi della sua ricerca e chiediti se è compatibile e se può attivare uno scambio. Se sì (e secondo me quasi sempre è così), buttati: non sempre è morbido, ma di sicuro trovi qualcosa di interessante.
Ti invito anche a fare uno sforzo ulteriore e spingere la tua ricerca un passo più in là.
Prova a immaginare il grande labirinto dei Tarocchi come un unicum, che trova nelle sue declinazioni l’espressione delle sue diverse anime.
Assieme a Barbara Malaisi abbiamo provato a mettere assieme alcuni di questi volti. Oltre alle due edizioni del Convegno sul Tarot, abbiamo curato il collettaneo Saggi sul Tarot. Teoria e pratica dei Tarocchi nel XXI secolo. Vol. I. Dodici autrici e autori espongono contenuti poliedrici di livello altissimo. Ti stupirai nel trovare tratti comuni, dicotomie, diverse declinazioni degli stessi argomenti. Se lo leggerai con attenzione, credo che anche tu percepirai la mia stessa intuizione: forse, se riuscissimo a raccogliere tutti i volti, i metodi e le espressioni e a metterli assieme, avremmo qualcosa di vicino all’intero - pur mantenendo la consapevolezza che questo intero è un essere vivo e in divenire. Potremmo in qualche modo vedere come si usano i Tarocchi.
* Per approfondire:
I. Boero, I Tarocchi e il viaggio dell’eroe, capitolo Carte, serpenti, simboli e mappe, Om Edizioni, 2025.
I. Boero, Le domande dei Tarocchi, in I. Boero, B. Malaisi (a cura di), Saggi sul Tarot. Teoria e pratica dei Tarocchi nel XXI secolo. Vol. I., Youcanprint, 2024.
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Mi chiamo Ilaria Boero e sono insegnante di Tarocchi e consulente tarologica. Tarocchi Studio è scuola di tarocchi. Contattami se vuoi informazioni sui corsi di Tarocchi, sulle consultazioni o sulle attività di divulgazione.
Lo so, uso il maschile generalizzante. Sono molto attenta alle questioni di genere, ma l'utilizzo di asterischi o della schwa rende il testo difficilmente accessibile a persone con difficoltà di lettura. D'altro canto, ripetere gli aggettivi al maschile e al femminile rende il testo lungo e pesante. Chiedo ai lettori di leggermi come si legge un simbolo: al di là del genere.
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