Credo che sia fondamentale avere basi solide per affrontare la lettura dei Tarocchi. Soprattutto quando iniziamo a proporre sedute di tarologia ad altri esseri umani, è necessaria una preparazione che riguardi non solo il significato della carte e le loro connessioni, ma il nostro modo di relaz
ionarci con il consultante. Una base empatica, l’allenamento all’ascolto profondo e attivo dell’altro, una sincera disposizione a mettersi in secondo piano sono solo alcune delle caratteristiche richieste al tarologo, che si pone come facilitatore tra i Tarocchi e il consultante in modo che, insieme, si possa costruire il significato del tiraggio in relazione alla sua vicenda di vita.
D’altro canto, credo che lo studioso appassionato si trovi a un certo punto nella posizione di scrollarsi di dosso la sua formazione. Per quanto autorevoli e illuminati possano essere stati i suoi insegnanti (sempre che ne abbia avuti), essi sono esseri umani e in quanto tali possono percepire solo una parte dei significati e dei messaggi dei Tarocchi. Il metodo di approccio tarologico che suggerisco in questa fase dell’evoluzione ha una parola d’ordine: decostruire. Ritengo che sia importante, nella vita di uno studioso di questo mazzo, fare ciò che Flaubert suggeriva al suo allievo Guy de Maupassant:
Dobbiamo guardare a ciò che vogliamo esprimere tanto a lungo e con tanta attenzione da scoprirne un aspetto che non sia mai stato visto né detto da nessuno. In tutto c’è qualcosa di inesplorato, perché siamo abituati a servirci dei nostri occhi solo con il ricordo di quanto è stato pensato prima di noi su quello che stiamo contemplando. La cosa più insignificante contiene un po’ di ignoto. Troviamolo. Per descrivere un fuoco che divampa e un albero in una pianura, restiamo di fronte a quel fuoco e a quell’albero finché non assomiglino più, per noi, a nessun albero e a nessun altro fuoco.
Questo è il metodo di studio che consiglio a tutti coloro che abbiano studiato e desiderino fare un ulteriore passo nella conoscenza dei Tarocchi: decostruzione. Fare tabula rasa dei concetti che appresi e tornare a guardare attivamente le immagini che abbiamo davanti per cercare di stabilire la nostra connessione soggettiva con ogni singolo arcano. Ho scelto la carta del Diable per questo articolo perché, a mio parere, è una delle più difficili dal decostruire: il solo nominare la parola Diavolo mette in moto tutta una serie di concetti pre-acquisiti. Eppure cerchiamo di guardare questa carta per quello che essa è, di coglierne i dettagli e, come diceva Flaubert, di percepire quella parte di ignoto che la nostra formazione ci ha impedito di coglierefino a ora. Ecco che il nostro rapporto con ognuno degli arcani si apre alla mera
viglia, e diventa prima un germoglio di cui prendersi cura, poi un albero da condividere.
Immagine: Le Diable, bianco e nero, Mazzo Tarocchi Studio. Diritti riservati.
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