Prendere i Tarocchi con filosofia
Durante la tavola rotonda del Convegno di Studi sul Tarot 2024 abbiamo affrontato una domanda sulla preferibilità di un sistema di lettura oggettivo e sicuro rispetto a quelli narrativi e incerti auspicati da molti dei relatori.
Questa domanda parte da una premessa, ossia che esistano sistemi di lettura che traducono in maniera certa e inconfutabile il messaggio dei Tarocchi. E per questo potrebbe risultare necessaria un'altra premessa, ossia che i Tarocchi siano un'entità senziente il cui linguaggio ha solo bisogno di essere decodificato. Un ottimo spunto per farsi domande sul punto di partenza dal quale ognuno di noi utilizza i Tarocchi.
Personalmente, vedo nei Tarocchi mappe con le quali percorrere la vita. In essi trovo costantemente richiami e inviti che mi aiutano a muovere passi - non perché una disposizione di carte su un tavolo me lo prescriva, ma perché dalle immagini emergono domande la cui qualità, puntualità e onestà concorrono a formarmi come individuo che può gestire la propria esistenza. Che quelle domande siano realmente nei Tarocchi o che siano solo nella mia testa non è il punto di questo post. Se rimango fedele al principio che mi muove, ossia che i Tarocchi siano frammenti di mappa di vita, e la vita è disseminata di incertezza, come posso pretendere che questi frammenti siano certi, oggettivi e sicuri? Che la loro combinazione generi messaggi inconfutabili? Come posso pensare che un mazzo di carte mi aiuti a rendere certo ciò che per sua natura non ha certezze?
La possibilità stessa che esista un metodo che ci aiuti a fare ordine laddove ordine non c'è ha ai miei occhi l'aspetto di una lusinga, una tentazione, un inganno.
Qualche giorno fa, mentre riflettevo su questo post ho ricevuto la Cogito Letter di Rick du Fer intitolata Il Filosofo brancola nel buio (proprio come te) (4.4.24). Cito testualmente:
Dovremmo smetterla di pensare che lì fuori esistano persone che hanno il potere di risolverci l'esistenza. Non c'è saggio sufficientemente sapiente da poter indicare quale sia la giusta strada della tua vita, né veggente abbastanza lucido da aver capito come decifrare l'enigma delle nostre vite. Brancolare nell'incertezza è un lavoro fastidioso, ma è il lavoro di ogni essere pensante poiché pensare non significa risolvere la vita ma orientarsi in mezzo a un bosco sconfinato. (...) Per esempio, laddove l'uomo comune si chiede: "Perché non sono felice?" il filosofo si domanda: "Com'è fatta la mia felicità?"
E se, invece che approcciare i Tarocchi con metodi di codifica certi e sicuri li utilizzassimo come uno strumento filosofico? Uno strumento che, di immagine in immagine, ci ispira ad affinare la qualità delle nostre domande per permetterci di brancolare nel buio come fanno tutti, cercando però di non perdere il senno?
E se fare pace con l'incertezza della traduzione di una stesa di Tarocchi ci portasse a qualcosa di stupendo, ossia fare pace con l'incertezza della vita stessa?
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Quindi non insegno un metodo sicuro? No. Anzi: trasmetto ai miei allievi basi solide sulle quali costruire un cammino autonomo, costellato di poche certezze e tante domande relative alla vita. Se vuoi saperne di più contattami a info@tarocchistudio.it Se già ti piace il mio approccio, ci vediamo a scuola!
Lascio alcuni link utili per aggiungere domande:
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